‘A piedi nudi’ nel Chiostro di S. Nicolò. Alleva mette in scena una tra le più celebri commedie Simoniane.

Con un semplice esercizio di fervida immaginazione il manto erboso del chiostro di S. Nicolò può evocare il lussureggiante prato di un parco di New York, così come la messa in scena del regista Stefano Alleva – ormai spoletino di adozione – è calata in maniera completamente calzante nell’atmosfera brillantemente comica della celebre commedia del drammaturgo e sceneggiatore statunitense Marvin Neil Simon (New York, 1927). “A piedi nudi nel parco” (1963), insieme a lavori press’a poco contemporanei, quali “La strana coppia” (1965) ed “Appartamento al Plaza” (1968), da corpo alla fase giovanile della produzione drammaturgica umoristica dell’autore d’oltreoceano, ancora ben lontana dalle più tarde opere introspettive ed autobiografiche della sua maturità di scrittore teatrale. Sul palco del chiostro spoletino è di scena il delicato e precario rapporto coniugale di due giovani sposi, espressioni viventi delle paure e delle insicurezze della middle-class americana, particolarmente cara alla fantasia letteraria Simoniana, in un crescendo di situazioni amène ed esilaranti che suscita il plauso divertito e lo spontaneo consenso dell’uditorio. La narrazione scenica si sviluppa in un susseguirsi di intrecci dall’esito scoppiettante e spesso inatteso, nel contesto di una verve recitativa che pervade l’intera trama. In un freddo inverno newyorkese, i coniugi Bratter – Corie, l’attrice Ewa Spadlo e Paul, l’attore Luca Micheletti – freschi di nozze, prendono in affitto un piccolo e spoglio appartamento nella metropoli americana, al quinto piano di un palazzo privo di ascensore situato a Brownstone, sulla East 48th Street. Sin dalle primissime battute la coppia appena unita mostra evidenti divergenze caratteriali. La personalità di Paul, un giovane avvocato in carriera, emerge subito a tutto tondo nella sua impostata e convenzionale serietà di uomo “impettito e dignitoso”. Al contrario, Corie, si rivela come una sposa dolce e lievemente frivola, appassionata ed al contempo romantica. L’idillio entusiastico dei primi giorni della luna di miele sembra spezzarsi bruscamente sino a giungere ad un veloce e prematuro logoramento del rapporto coniugale. Nella frenetica fase di arredamento del ‘nido d’amore’ dei Bratter, involontari ed ironici spettatori delle schermaglie coniugali sono un tecnico dei telefoni ed un fattorino. Sulla crisi matrimoniale in fieri grava in maniera sinistra la proverbiale presenza invadente della suocera Ethel Banks– impersonata dalla bravissima ed esemplare attrice Susanna Marcomeni – madre di Corie, costantemente e sommessamente critica nei riguardi del genero. Nella problematica dei rapporti parentelari si iscrive l’evento clou della pièce teatrale, una cena in casa Bratter, alla quale, oltre ad Ethel, prende parte anche Victor Velasco, l’affittuario della mansarda soprastante, un signore maturo dal burrascoso passato sentimentale, vulcanico e stravagante, magistralmente interpretato dal bravissimo Michele Nani. Nel corso della serata le sensibili differenze di indole e di natura dei due sposi esplodono in tutta la loro inconciliabilità. Corie decide di porre fine ad un’unione matrimoniale che ha deluso le sue romantiche aspettative e caccia di casa l’incredulo marito Paul che non riesce a comprendere come tutto ciò possa essere velocemente accaduto. È questo il momento del marito afflitto, deluso dalla fine del sogno, dal venir meno della promessa di reciproca felicità, il quale si rifugia nell’alcool e si abbandona in una fuga dalla realtà camminando a piedi nudi nel parco, un mondo surreale, animato dal popolo anticonformista dei clochard. In questa evasione dalla sua ordinata e composta esistenza Paul dimostra inconsapevolmente, per la prima volta, la sua spontaneità e la sua naturalezza così desiderata dalla moglie, la cui mancanza aveva ingenerato la causa determinante della temporanea separazione. Quando Corie nota il marito, ormai spogliato degli infingimenti di un’ipocrita innaturalità di parvenza, comprende di amarlo e sente che anche quella veste caratteriale che tanto aveva detestato era stata il motivo del suo innamoramento. L’affettata stabilità e la fidata serietà di Paul si rivelano ora a Corie come una garanzia di durata del legame matrimoniale, utili a bilanciare la sua ormai svelata essenza appassionata e romantica. La riconciliazione finale dei due giovani rivive parallelamente anche nei maturi Victor Velasco ed Ethel Banks, altrettanto diversi, che sembrano aver scoperto a loro volta una speciale ed empatica corresponsione. L’ideazione di Stefano Alleva e del suo aiuto Piera Donati hanno restituito fedelmente, mediante ritmi giusti e ben cadenzati tempi scenici, il sempre attuale messaggio Simoniano della complessità dei legami sentimentali, mentre la selezione dei brani musicali – felicemente incentrata nella canzone “Quizàs, quizàs, quizàs” che richiama direttamente l’incertezza e la conflittualità delle liaisons umane – e l’essenziale ma significativo progetto coreografico, compongono una cornice appropriata e gradevole. Le parti degli attori protagonisti sono magistralmente ricoperte da Ewa Spadlo che nella vivacità della recitazione e nella presenza scenica si illumina di una luce propria ben amalgamata e compenetrata nel gioco degli opposti a Luca Micheletti, il quale si dimostra sempre all’altezza della situazione scenica. Nel cast sapientemente scelto da Alleva si segnala la gradita presenza di artisti e di professionisti spoletini: l’affermato sassofonista Cristian Panetto che ha collaborato al progetto musicale, il fotografo e filmmaker Massimo Menghini e l’attore Sandro Fiorelli nella gustosa caratterizzazione del fattorino affannato. Un particolare encomio, infine, va rivolto alla tersicorea spoletina Sara Libori – non nuova alla ribalta festivaliera – per l’elegante armonia e sensualità del suo cameo, un prezioso castone che interpola con una suadente promessa di felicità, la scena dell’ingresso sul palco del convitato Victor Velasco nella veste di corteggiatore dell’attempata signora Banks.

Stefano Pascucci

“Il festivaliero” – EphaiStion.

Album fotografico: 

Sara Libori”.
“La danzatrice spoletina Sara Libori”.
New York, 1927
“Marvin Neil Simon (New York, 1927)”

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