Il Don Giovanni mozartiano apre il 60° Festival di Spoleto con un messaggio dal fascino anacronistico.

La giocosa vicenda dal finale edificante, a tutti nota con il titolo di “Don Giovanni – ossia Il dissoluto punito”, musicata dal celeberrimo musicista salisburghese su libretto del veneto Lorenzo Da Ponte (Cèneda, 1749 – New York, 1838), taglia sontuosamente il nastro della 60a edizione del Festival di Spoleto con un longevo messaggio di punizione redentiva che, sebbene sembri sfidare l’eternità a 230 anni dal suo primo allestimento, risulta, in verità, pressoché fuori dal tempo nella nostra società moderna, così poco incline, ormai, ai provvedimenti educativi che evochino logiche di impronta draconiana.

Festival di Spoleto 60. Edizione 2017. “Don Giovanni – ossia il dissoluto punito” (1787) di Wolfgang Amadeus Mozart (Salisburgo, 1756 – Vienna, 1791). Spoleto, Teatro Nuovo “Gian Carlo Menotti”, 30 giugno, 2 luglio 2017.

Festival di Spoleto 60. Edizione 2017. “Don Giovanni – ossia il dissoluto punito” (1787) di Wolfgang Amadeus Mozart (Salisburgo, 1756 – Vienna, 1791). Spoleto, Teatro Nuovo “Gian Carlo Menotti”. Un illustre personaggio d’eccezione, il filosofo danese Søren Kierkegaard (Copenaghen, 1813 – 1855).

 

 

 

 

 

Il Don Giovanni ‘spoletino’ vede la luce grazie alla scenografia curata da Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo, ai costumi di Maurizio Galante, alla direzione musicale del maestro James Conlon, a cui è affidato il compito di dirigere l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini ed all’International Opera Choir del maestro Gea Garatti, mentre la regia, la drammaturgia e l’illuminotecnica sono curate da Giorgio Ferrara, coadiuvato dai contributi di Patrizia Frini, dello scrittore e traduttore francese René de Ceccatty e di Fiammetta Baldisseri. Le maschere del dramma hanno la voce di Dimitris Tiliakos, baritono (Don Giovanni), Antonio Di Matteo, basso (Il commendatore), Brian Michael Moore, tenore (Don Ottavio), Andrea Concetti, Basso (Leporello), Daniel Giulianini, basso, (Masetto), Lucia Cesaroni, soprano (Donna Anna), Davina Rodriguez, soprano, (Donna Elvira), Arianna Vendittelli, soprano, (Zerlina). Alla prima di venerdì 30 giugno, al Teatro Nuovo “Gian Carlo Menotti” seguirà una replica domenica 2 luglio, alle ore 15.00.

La versione dell’opera mozartiana che impreziosisce il cartellone della 60a edizione del Festival di Spoleto è caratterizzata da una prospettiva prettamente kierkegaardiana, ovvero è contemplata dal punto di vista di un esteta che osserva la storia del leggendario cavaliere spagnolo, prototipo del libertino per antonomasia, il quale trova la morte perché rifiuta di pentirsi delle dissolutezze compiute nel corso della sua vita amorale. Alla fabula ordita dal librettista Da Ponte, difatti, sono sottese la suggestiva personificazione della Morte, ossia dell’ineluttabile tragico epilogo, a cui dà corpo Francesco Gentileschi, attorniato da una inquietante pletora di becchini e l’illustre prosopopea del filosofo danese Søren Kierkegaard (Copenaghen, 1813 – 1855), interpretato da Simone Manzotti, il quale scrisse un saggio proprio sull’argomento, intitolato “Don Giovanni. La musica di Mozart e l’eros”, in cui la musica è definita “la più sensuale delle arti” e la più adatta a cantare le gesta del seduttore, autentica incarnazione dell’immaginario erotico di ogni tempo, il quale, a causa della sua incapacità di amare e di scegliere, in balìa di una spasmodica ricerca del piacere si nullifica in una spersonalizzazione che ingenera noia e demotivazione ed infine cade nel più profondo vuoto esistenziale.

 

 

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