Il 58°Festival dei Due Mondi celebra Pier Paolo Pasolini nel quarantennale della sua tragica scomparsa.

In occasione del quarantennale della morte di Pier Paolo Pasolini, avvenuta in circostanze ancora in parte oscure nella spiaggia dell’idroscalo di Ostia il 2 novembre del 1975, il 58° Festival dei Due Mondi di Spoleto onora il ricordo di uno dei maggiori esponenti della Cultura italiana del Novecento. Grazie ad una felice coproduzione del Teatro Metastasio Stabile della Toscana e del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, l’edizione 2015 del Festival dei Due Mondi di Spoleto presenta sulla scena suggestivamente spartana di San Simone il dramma pasoliniano “Porcile” e fornisce il suo importante contributo al progetto della commissione tecnico-scientifica per le celebrazioni della memoria del celebre drammaturgo e cineasta bolognese, coordinata dalla scrittrice Dacia Maraini e promosso dal Ministero dei beni Culturali per iniziativa del Ministro Dario Franceschini.

58° Festival dei Due Mondi di Spoleto. San Simone. Spoleto. "Porcile". Pier paolo Pasolini (Bologna, 1922 - Ostia, 1975), scrittore drammaturgo e regista italiano.

58° Festival dei Due Mondi di Spoleto. San Simone. Spoleto. “Porcile”. Pier Paolo Pasolini (Bologna, 1922 – Ostia, 1975), scrittore drammaturgo e regista italiano.

Nello scarna ambientazione della Chiesa spoletina tardo duecentesca dei Santi Simone e Giuda, le mura ormai spoglie, liberate dalle superfetazioni architettoniche ottocentesche, ospitano una scena essenziale e austera appositamente allestita sulla quale si succedono le undici scene che articolano il dramma pasoliniano. L’opera “Porcile” è ambientata interamente a Godesberg, una città della Germania Ovest nei pressi di Bonn, nell’estate del 1967. Julian Klotz, giovane di 25 anni, è corteggiato da Ida, di 17, una ragazza che sembra cercare nell’impegno politico una sorta di senso della vita. Julian è figlio di un ricco possidente e non ricambia l’amore della donna, anzi la sbeffeggia. Indeciso, di animo leggero sulle cose, Julian non si sente partecipe dei tumulti di Ida e non vuole impegnarsi nelle manifestazioni alle quali la giovane gli propone di presenziare. Ella è infatti in partenza per Berlino, dove si svolgerà una marcia per la pace. Il padre, il Signor Klotz e la madre, la Signora Bertha Klotz, dialogano sul rapporto che lega Ida al figlio Julian: vedono in lui una strana accidia, ma al contempo si chiedono se il figlio sia un rivoluzionario contro i genitori stessi. Forse Julian li prefigura come dei maiali, alla maniera in cui li avrebbe dipinti  il pittore George Grosz, cantore della tragedia del secondo dopoguerra tedesco: sporchi, grassi e laidi. Ida torna da Berlino e parla con Julian ma il ragazzo è sempre disinteressato all’attivismo di lei e continua a beffarsi dei suoi sentimenti. Improvvisamente Julian ha una strana paralisi che lo blocca a letto, paragonato dalla madre, che ha un colloquio con Ida, a San SebastianoHans-Guenther si presenta dal padre e, dopo una disquisizione sullo stato di salute di Julian, rivela che il Signor Herdhitze, l’imprenditore avversario di Klotz, altri non è che Hirt, vecchio compagno di studi del padre che ha subito, per scampare al riconoscimento dopo il suo servilismo al Nazismo, una plastica facciale che gli ha cambiato i connotati. Herdhitze, vecchio assassino nazista, ha come testimone dei suoi misfatti un certo Ding, che ha confessato tutte le malefatte dell’uomo. Ding stesso, che ha cambiato nel frattempo il nome in Clausberg, lavora proprio nella riserva di Klotz come bracciante. Dopo questa sorprendente rivelazione un maggiordomo introduce Herdhitze in persona in casa Klotz suscitando lo stupore del Signor Klotz e di Hans-Guenther per l’inaspettato ospite. Herdhitze e Klotz hanno un lungo colloquio alla fine del quale si accordano per unire le proprie aziende sotto un unico nome. L’intero dialogo è permeato di sinistre allusioni agli ebrei come a dei maiali. Ricordando un vecchio episodio con protagonista Julian, Herdhitze spiega a Klotz di come suo figlio fosse solito appartarsi nei porcili passando del tempo con i maiali. La rivelazione di zooerastia di Julian è appena accennata in quanto Klotz interrompe Herdhitze. Julian si riprende dal suo stato catatonico ed Ida lo affronta per rivelargli che, ormai innamorata di un altro, non lo corteggerà più. Il ragazzo non ne è turbato e le dà il suo addio. Julian sa che non può amare, perché già ama qualcun altro, ed è conscio che il suo affetto è spostato verso altro che non sia uomo né donna. Klotz ed Herdhitze festeggiano, come due maiali, la fusione delle rispettive imprese. Julian incontra Baruch Spinoza, il filosofo morto da più di duecento anni, come in un sogno. Spinoza è presente poiché egli è un filosofo che si è appellato alla ragione ed è di estrazione borghese come Julian. Lo spirito del filosofo avverte il ragazzo che, richiamando a sé la ragione, potrà vincere l’impeto degli affetti e liberarsi dal suo amore per i maiali, conducendo una vita sì di compromessi, ma in mezzo agli altri. Una delegazione di contadini composta da Clauberg ex Ding, Wolfram e Maracchione si presenta dal signor Klotz. Essi vogliono però parlare con Herdhitze, per cui Klotz si allontana ed esce di scena. I contadini raccontano un terribile fatto appena accaduto: Julian, entrato come sempre nel porcile per accoppiarsi ai maiali, è stato da loro divorato senza lasciare alcuna traccia. Herdhitze chiede se vi siano resti del ragazzo: non ve ne sono, e chiede loro il silenzio. La trama pasoliniana contiene un messaggio di dura e perentoria condanna della borghesia tedesca post nazista che gestisce il potere e soprattutto rappresenta una denuncia del suo feroce modo globalizzante di intendere la democrazia. Simbolico e significativo è il personaggio Julian, figlio “né ubbidiente né disubbidiente” di un solido impresario alto borghese, il quale scopre nel porcile  paterno un amore ‘diverso‘ e quasi inconfessabile, ‘non naturale‘, che egli stesso identifica come scintilla e scaturigine di ‘vita pura‘. La sua quasi clandestina e misteriosa passione forgia a tutto tondo la psiche del personaggio fin dal suo primo comparire sul palcoscenico e diviene l’emblema del profondo ed alienante disagio di chi non si riconosce nella società contemporanea e fugge in qualcosa di atavicamente istintuale e segreto. Il personaggio Julian emana la sua sentenza contro tutti, dal primo all’ultimo, siano essi borghesi conformisti o anticonformisti con velleità contestatrici, per essi non c’è redenzione. Nel mondo in cui l’individuo deve essere il tutto, dominato dal convenzionalismo perbenista e ormai soggiogato in modo antropologico non c’è possibilità di salvezza. Un particolare merito va riconosciuto alle scelte scenografiche di Lorenzo Bacci, ai costumi di  Sandra Cardini, ai sottofondi musicali di Arturo Annecchino ed alle luci di Roberto Innocenti che decorano suggestivamente i tempi narrativi. Gli interpreti, Mauro Malinverno, nella veste del Signor Klotz, Alvia Reale, la Signora Bertha Klotz, Francesco Borchi, JulianElisa Cecilia Langone, Ida, Franco Ravera, Hans Guenther, Fulvio Cauteruccio, Herdhitze, Fabio Mascagni, Maracchione e  Pietro D’Elia, il servitore di casa Klotz, si rivelano tutti all’altezza delle profonde tematiche pasoliniane e impersonano le figure del dramma con una recitazione di elevato spessore artistico.

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